Jacopo, da dove trai ispirazione per la cucina?
Mi piace molto girare e vedere cosa succede negli altri ristoranti, guardo alcune trasmissioni televisive che mi posso dare qualche spunto, leggo molti libri e faccio ricerche su internet. Provo anche a riprodurre i piatti dei grandi chef, sempre mettendoci qualcosa di mio.
In che modo le Dolomiti influenzano il vostro menù?
Cerchiamo di usare prodotti locali e a km zero, di ottima scelta, del bellunese. La materia prima è fondamentale.
Perchè venire a Baita Dovich?
Un motto potrebbe essere “per distinguerti dagli altri vieni a Baita Dovich”: solo venendo sul posto infatti si può notare la differenza e soprattutto prendere parte a una bella esperienza.
Da dove derivano le maggiori sfide e le maggiori soddisfazioni nel vostro lavoro?
La più bella soddisfazione che abbiamo avuto in tanti anni di lavoro è stata quando un cliente, appena entrato a Baita Dovich, ci ha detto: “finalmente sono a casa”. Non c’è commento più bello. La sfida invece che affrontiamo ogni giorno è quella di migliore, studiare e imparare a differenziarci.
Secondo voi, cos’è cambiato negli anni nella ristorazione e nell’ospitalità?
Per quanto riguarda la ristorazione, siamo arrivati a un punto in cui non mangiamo più per nutrirci ma per cercare un piacere, un’esperienza culinaria che coinvolge sapori e colori.
Per quanto riguarda invece l’ospitalità, ci deve essere un rapporto vero con il cliente perché è a tutti gli effetti un ospite a casa tua, perché si ricorda di te e parla della sua esperienza.
Avete riscontrato maggior affluenza in estate o in inverno? I turisti da dove vengono principalmente?
La stagione estiva sta aumentando tantissimo, le persone girano molto di più e si godono tutta la giornata. D’inverno invece siamo molto legati alla neve, agli impianti, alla pulizia della strada.
C’è un crescendo di ospiti stranieri, che sono innamorati dell’Italia e che apprezzano moltissimo la zona, il servizio e il menù che proponiamo: riusciamo a stupirli molto.
La maggior parte sono scozzesi, tedeschi, inglesi, olandesi, cechi, canadesi, australiani e americani e molto spesso ritornano a trovarci.
Come vedete il futuro di Baita Dovich? Quali sono i vostri obiettivi?
Vorremmo continuare così, cercando di rimanere un posto piccolo e accogliente in cui ottimizziamo al meglio quello che abbiamo. Ci piacerebbe anche che la zona di Rocca Pietore crescesse di più, perché ha molto da offrire.